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Forum Food & Made in Italy (parte 1)

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Forum Food & Made in Italy – Made in Italy e internazionalizzazione: il cibo italiano verso Expo2015

Forum Food & Made in Italy - Cucina Semplicemente

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Sistema food: la filiera e i percorsi di crescita verso l’internazionalizzazione” è il tema del 2° Forum Food & Made in Italy organizzato dal Gruppo 24 Ore nella sua sede di Milano il 6 novembre scorso. Tra i motori che fanno girare l’economia italiana, un ruolo importante sicuramente lo fa il settore agroalimentare il quale, cifre alla mano, ha maturato circa 30 miliardi di euro grazie all’export. Questo comparto riesce a stare a galla nonostante la crisi di questi ultimi anni ma sicuramente si rendono necessarie nuove strategie per un successo continuo e duraturo per l’esportazione del Made in Italy nel mondo. Si è cercato di capire come rendere riconoscibili all’estero i nostri prodotti agroalimentari e sulla necessità di “fare sistema” tra le aziende per difendere la qualità di questi prodotti soprattutto dalla contraffazione e quali strategie adottare per le nostre eccellenze food al fine di una maggiore visibilità su vetrine internazionali.

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Verso il Marchio Unico agroalimentare
Il “food italiano” è uno dei pochi tratti distintivi per il nostro Paese. Secondo il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, il primo ospite della giornata, il Marchio Unico agroalimentare non deve essere inteso come un “marchio di prodotto” ma come la “carta d’identità della qualità dei prodotti agroalimentari italiani”, grazie anche ad una serie di azioni volte alla promozione e valorizzazione del Made in Italy in sinergia con altri ministeri che non siano solo quello dell’Agricoltura (Sviluppo Economico ed Esteri in primis). I nostri prodotti agroalimentari possiedono un elevato potenziale di attrattiva verso l’Italia ma la promozione all’estero ancora non è molto forte in quanto non si è ancora in grado di fare sistema (un item che verrà ripreso durante le varie tavole rotonde che si sono susseguite) e su cui è necessario lavorare in vista dell’esposizione universale a Milano tra pochi mesi. Nuova competitività, innovazione e internazionalizzazione: questi sono i punti chiave su cui bisogna impostare le politiche aziendali e che le nuove leve di giovani imprenditori hanno iniziato a capire ed operare.

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Entro il 2015, come afferma il ministro Martina, dovrebbe entrare in vigore anche un pacchetto di semplificazione per l’impresa grazie all’istituzione di un apposito registro unico delle imprese agricole, specialmente per quanto concerne i controlli poichè spesso è la burocrazia il bastone tra le ruote riguardo alle iniziative che potrebbero essere promosse a favore dei prodotti. Si lavorerà inoltre soprattutto sulla valorizzazione dei DOP e IGP italiani di punta nel mercato dell’export, focalizzandosi sulle filiere e tenendo conto non solo della produzione italiana ma anche della trasformazione, qualora non si riesca a raggiungere l’autosufficienza. A tal proposito intervengono Roberto Moncalvo, Presidente di Coldiretti, che non vede di buon occhio l’applicazione dell’etichetta di Made in Italy a prodotti che di italiano nella materia prima non hanno proprio nulla, e Filippo Ferrua Magliani, Presidente di Federalimenti, che riporta i dati sulla mancanza di autosufficienza con conseguente importazione di materia prima che l’industria italiana riesce comunque a trasformare in prodotto di qualità. Il problema che Moncalvo vuole sottolineare è che la filiera italiana, a causa anche della crisi, ha visto perdere circa 8000 posti di lavoro ed è quindi fondamentale valorizzare lamateria prima italiana. Secondo il ministro Martina, per mettere d’accordo produttori e trasformatori è necessaria una organizzazione con luoghi d’incontro tra le parti, valorizzando i comitati interprofessionali e operare delle verifiche filiera per filiera secondo un sistema. Ma come bisogna intendere il Marchio unico per la valorizzazione del Made in Italy? Un’idea la offre il marchio francese Bon Apetit che raccoglie in esso tutte le eccelenze agroalimentari dei nostri cugini d’Oltralpe. Paolo Marzano di Legance spiega che si tratta di un marchio che caratterizza una campagna di comunicazione che nel suo logo evoca la cucina, il monumento per eccellenza quale la Torre Eiffel e il tricolore francese.

È quindi necessario creare un Segno Distintivo Unico da registrare ovunque possibile all’estero scegliendo composizioni che possano richiamare l’italianità senza cadere nelle faziosità che contraddistinguono, purtroppo, i prodotti Italian Sounding (vedi Tricolore italiano). Se si farà in tempo, l’Italia potrebbe utilizzare tale Marchio già durante Expo 2015. Un marchio unico significa anche che le imprese italiane devono fare sistema e quest’ultimo concetto viene ribadito da Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo (in videoconferenza da Bruxelles), mettendo in risalto il bisogno di fare sempre più “sistema Italia” con tutti i prodotti agroalimentari, partire dalle aziende e capire quali difficoltà affrontano quotidianamente e di quali strumenti hanno bisogno per far crescere l’export. Ma il Marchio unico non deve essere solo un semplice catalogo di prodotti da vendere. In un videomessaggio Carlo Petrini, Presidente Onorario di Slow Food, fa notare che in Italia siamo pieni di marchi di certificazione che esigono le dovute attenzioni e il nostro sistema produttivo è stressato da burocrazia. È necessario quindi mettere al riparo i produttori virtuosi da quelli “che se ne approfittano” combattendo la piaga delle imitazioni e dell’Italian Sounding. Sulla questione marchio afferma che è inutile dare un’etichetta ad un prodotto se il suo produttore non associa a questo la storia, la cultura, l’arte e il paesaggio: è importante conoscere e far conoscere il Paese per una buona valorizzazione del prodotto italiano, il solo saper vendere non basta.

Strategie di internazionalizzazione: modelli di sviluppo
Per l’internazionalizzazione dell’agroalimentare italiano, a detta di Lisa Ferrarini (Presidente di Assica e Vicepresidente per l’Europa di Confindustria) è necessario puntare sulle fiere e renderene più semplice l’organizzazione in Italia: in Germania, ad esempio, gli stand italiani sono i più numerosi. Come importanti sono pure gli eventi itineranti per l’esperienza riportata da Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere, parlando di Vinitaly ad Hong Kong. Il problema maggiore dell’internazionalizzazione sta comunque nella competizione con i prodotti “Italian Sounding” che levano grandi fette di mercato estero alle eccellenze italiane e Lisa Ferarini auspica che il governo italiano, essendo a capo della presidenza europea fino a fine 2014, velocizzi i tempi per l’approvazione delle norme riguardo al Made in Italy e ancora allo stallo per l’opposizione di alcuni stati europei del nord che vedono tali norme troppo restrittive (e non solo per quanto riguarda il cibo). L’etichettatura di origine risulterebbe essere una vera tutela per il consumatore italiano e aiuterebbe la lotta contro la contraffazione.

 

Monica Martino

 

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